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Vivere e morire da volontari

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I diari di guerra di due fratelli bersaglieri.

Descrizione

Se c’è un interrogativo ancora aperto tra i tanti che la Grande Guerra ci pone, questo è costituito dalla partecipazione al conflitto dei volontari affluiti nelle file dell’esercito italiano. Per questo, alla luce di un quadro di rinnovamento scientifico assai vivace, è forse giunto il tempo di ritornare o meglio di cominciare a preoccuparsi dei volontari italiani nella Grande Guerra. Si devono ricordare le migliaia di italiani che nel 1914 formarono in Francia la Legione Garibaldina di Peppino Garibaldi, ma soprattutto le migliaia di italiani “irredenti” che con grande rischio personale scelsero di combattere volontari nelle file dell’esercito italiano e, molto spesso, di partecipare alle azioni più pericolose. Partendo proprio dalle pagine scritte dai fratelli Ius è forse possibile enucleare alcuni problemi relativi alla condizione dei volontari, alle loro aspettative, ai loro rapporti con i commilitoni nonché alle difficoltà anche di ordine materiale da loro incontrate.
Sono molti gli spunti di interesse presenti nelle memorie di Luigi e di Mario Ius, volontari poco più che adolescenti, dalla colorita e appassionata descrizione della partenza dei “regnicoli” da Trieste, e dalle idealità patriottiche: “Credo che nessuno sarà di animo così cattivo da gridare ai quattro venti che mi arruolai unicamente per sistemare il mio stato miserando. […] Il mio fu un gesto, che fin dall’infanzia agognavo, appunto perché nacqui e vissi sotto il giogo straniero, perché conoscevo la nostra storia, perché amavo la Madre Patria”.

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