Descrizione
Periodi, episodi, momenti della storia attraverso immagini rare ed inconsuete, tratte da archivi personali, albums di famiglia, ricordi dei protagonisti, prima che si perdano e perché ne resti memoria.
Formato 17×24 – Pagine 112 interamente illustrato con circa 350 immagini a colori e B/N – Copertina flessibile plastificata – Brossura
È passato ormai giusto un secolo ( 1892-1992 ) dal primo impegno ufficiale dell’Italia nella lontana Somalia, quando dal sultano di Zanzibar ottenemmo in affitto i porti del Benadir, sulla costa somala centromeridionale.A distanza di cento anni i nostri soldati son tornati in quella terra nel tentativo di riportare ordine, pace e dignità umana ad un popolo logorato da anni di malgoverno, guerre, fame e carestia, corruzione, odi tribali, smanie di potere di generali e capiclan. Lì hanno trovato tanta gente che parla italiano, che ha applaudito la nostra bandiera, che attendono da noi un aiuto umano, fatto di solidarietà ed amicizia. Da noi, più che dagli americani, dai belgi, dai francesi e dagli altri popoli impegnati nell’operazione di aiuto internazionale sotto l’egida dell’ O.N.U. Da noi che in quella terra siamo di casa, anche perché vi abbiamo sepolto i nostri morti e tante nostre illusioni.
Quest’opera non vuole essere una storia della nostra vicenda coloniale in Somalia, da quel lontano 1892 al più vicino 1941 quando l’abbandonammo abbastanza ingloriosamente. Non ha pretese scientifiche o didattiche. Vuole soltanto essere un ricordo, affidato più alle immagini che al testo, di un momento della storia dell’Italia e della Somalia. Un ricordo dolce e struggente per molti, dall’una parte e dall’altra , carico di malinconia, del sapore di certe parole, di certi volti, di bianchi minareti, di una terra esotica e lontana e che pure ci fu, e ci é ancora, tanto vicina. Alle origini di un’amicizia tra due popoli lontani. Immagini e ricordi di una terra esotica eppure tanto familiare. Alle origini di un’amicizia tra due popoli lontani. Immagini e ricordi di una terra esotica eppure tanto familiare.
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