Descrizione
«Il Comandante Gysae capì che aveva silurato un trasporto di suoi alleati e, quando un italiano fatto salire a bordo riuscì a spiegare di chi si trattava, faticò a nascondere un brivido: l’U-177 era emerso in un mare costellato di relitti a cui si aggrappavano civili italiani».
«Internati» li chiamavano, per distinguerli dai militari prigionieri di guerra. Erano i civili italiani catturati durante la Seconda guerra mondiale: emigrati che si trovavano in Gran Bretagna, o cittadini delle colonie del nostro «Impero» sorpresi dagli avvenimenti dei primi anni di guerra. Per loro non c’era nessuna garanzia: il Diritto Internazionale non prevedeva alcuna protezione per i civili.
Molti di loro vennero sorpresi da un destino atroce: mentre venivano trasportati verso i campi di prigionia su navi britanniche nemiche, intercettate e silurate da sottomarini tedeschi amici, morirono affogati, divorati dagli squali, talvolta addirittura uccisi mentre cercavano disperatamente di aggrapparsi a una zattera o a un relitto.
Arandora Star, Laconia, Nova Scotia: questo libro parla di navi inglesi cariche di civili italiani che incontrarono sulla loro rotta gli U-Boote, i «branchi di lupi», che le azzannarono; del comportamento dei sommergibilisti germanici; della sorte dei naufraghi e dei sopravvissuti; di sorprendenti intrecci con lo spionaggio e con il nazismo in zone del mondo ai nostri antipodi; e di Padre Mosè, missionario cappuccino combattivo e patriottico, che lasciò sull’altopiano eritreo un documento che ha trasmesso il ricordo di tanti italiani, morti per «fuoco amico».
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