Descrizione
Periodi, episodi, momenti della storia attraverso immagini rare ed inconsuete, tratte da archivi personali, albums di famiglia, ricordi dei protagonisti, prima che si perdano e perché ne resti memoria.
Formato 17×24 – Pagine 130 interamente illustrato con circa 300 immagini a colori e B/N – Copertina flessibile plastificata – Brossura
Tra il 1911 e il 1971 si compie la parabola della colonizzazione italiana in Libia. Sessant’anni in cui tante speranze ottimistiche risultarono infondate e la “terra promessa” dei braccianti italiani era diventata il “cassone di sabbia” in cui gettare lacrime, sudore e sangue.
Quando nel ’71 Muhammar el-Gheddafi nazionalizzò le proprietà ex coloniali e costrinse i residenti italiani ad abbandonare quella terra in cui loro o i loro genitori erano giunti molti decenni prima per crearsi un futuro dignitoso, tanti piansero. Piansero perché lasciavano la loro terra, la loro seconda patria, i luoghi della memoria, le sepolture dei loro morti. Piansero perché quella sabbia l’avevano resa feconda col sudore delle loro braccia e col sangue dei mille e mille ch’erano caduti per conquistarla e difenderla.
Da Sciara Sciat a Giarabub i nostri soldati fecero il loro dovere. Le atrocità della guerra fanno parte della sciagurata natura umana, qualunque sia la razza, la bandiera, la fede religiosa; ne subimmo e ne compimmo. Il tempo lenisce e cancella tutte le piaghe. La nostra speranza è che, svanito il dolore, possa rinvigorirsi il legame d’affetto, mai del tutto interrotto, tra due popoli così vicini nello spazio e nella storia. Tripoli, bel suol d’amore…
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