Descrizione
Dopo le sommosse del 1898, duramente represse, contro il rincaro delle farine, nel 1899 i lavori delle Camere vennero ripetutamente sospesi. Il Governo stesso separava le istituzioni del Paese. Il malcontento cresceva pericolosamente. Perciò una vasta cerchia di politici, d’ogni regione, sperò in Giovanni Giolitti per riaffermare il primato del Parlamento, pilastro della monarchia rappresentativa. Lo Statista subalpino (1842-1928), accortamente consigliato da Urbano Rattazzi jr, il 29 ottobre 1899 presentò agli elettori del collegio di Dronero il suo programma di riforme politiche, economiche e dell’ordinamento giudiziario. Si appellò al “Paese che lavora”. Su quali forze poté contare per attuare il suo disegno? In quale scenario interno e internazionale? Con quali riflessi sull’assetto dello Stato e dei poteri?
Il volume mette a confronto risultati di ricerche innovative e ripercorre i modi usati da Giolitti per portare il Regno d’Italia al di fuori di una crisi drammaticamente precipitata con l’assassinio di re Umberto I a Monza il 29 luglio 1900.
Il suo sforzo, però, conseguì solo in parte l’ambizioso obbiettivo.
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