Description
Prima Guerra Mondiale.
Con questo quarto volume abbiamo voluto ricostruire solo le principali operazioni italiane volte alla conquista dell’altopiano carsico goriziano che sbarrava agli italiani la strada per Trieste; abbiamo quindi analizzato solo le prime sei battaglie dell’Isonzo, fino alla conquista italiana della città austroungarica di Gorizia, quando il fronte, nell’agosto del 1916, si è spostato di pochi chilometri ad est e la guerra si è poi combattuta sul Carso sloveno.
Abbiamo preferito usare le immagini, in gran parte inedite delle nostre collezioni, corredate da un testo cronologico schematico basato sui diari di tutte le brigate italiane che hanno combattuto in questo tormentato settore del fronte largo circa 15 chilometri per una profondità di circa 10 chilometri.
Il titolo, analizzandolo bene da occhi esperti, può sembrare quasi ridicolo: infatti, dal momento in cui i soldati italiani hanno oltrepassato l’Isonzo e si sono affacciati davanti al ciglio carsico, dalle pendici del San Michele alle alture di Sagrado, Fogliano, Ronchi e Monfalcone, in quattordici mesi di lotta sono riusciti ad avanzare, al massimo, solo di tre chilometri (tremila metri) in linea d’aria e, in alcuni punti, come sul bastione del San Michele, solo di poche centinaia di metri.
Dalla storiografia italiana risultano sempre azioni brillanti e conquiste di importanti posizioni, con un numero elevato di prigionieri e di perdite sensibili da parte del nemico; ma nella cruda realtà dei fatti gli attacchi italiani si risolvevano in sterili assalti per la conquista di pochi metri di terreno o di soli elementi di trincea avversari che venivano pagati con un bagno di sangue.
Questo lavoro ci auguriamo sia sufficientemente chiaro per far comprendere ai lettori l’immenso sacrificio dei soldati italiani ed austroungarici costretti a combattere in condizioni estremamente difficili una lunga guerra di posizione ed ha il solo merito di far conoscere attraverso le immagini il conflitto in tutti i suoi aspetti, dalla tragicità della morte, alla vita di trincea o nelle retrovie del fronte.
Ora il Carso è un luogo pacifico costellato di boschi e di macchia mediterranea che hanno quasi cancellato i segni della guerra; quelle quote e trincee tanto contese sono ora irriconoscibili e anche i grandi appassionati fanno fatica a distinguerle e da questi luoghi non traspare più dolore e sofferenza.
L’imponente gradinata del Sacrario di Redipuglia, con i suoi centomila soldati italiani che qui riposano, ci ricorda l’immenso sacrificio dei soldati italiani ed austroungarici che sul Carso pagarono con la vita la follia della guerra: un monito alle nuove generazioni perché non ripetano gli errori e gli orrori dei padri.
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