Description
Periodi, episodi, momenti della storia attraverso immagini rare ed inconsuete, tratte da archivi personali, albums di famiglia, ricordi dei protagonisti, prima che si perdano e perché ne resti memoria.
Formato 17×24 – Pagine 156 interamente illustrato con oltre 300 immagini a colori e B/N – Copertina flessibile plastificata – Brossura
Sulla Campagna di Russia si è scritto molto e tantissimo si scriverà negli anni a venire; ma. per quanto potranno essere versati ancora fiumi d’inchiostro, non saranno mai abbastanza per rendere vivo ed indelebile il ricordo dell’enorme sacrificio cui furono sottoposti oltre 200.000 uomini.
La maggior parte di loro non è tornata; per molti di essi non esiste neanche una tomba, una lapide, un umile ceppo per ricordare ai posteri che… qui riposa il soldato Mario Rossi.
Si è sempre parlato di tragedia della Campagna di Russia, proprio per le grandi sofferenze patite dai nostri soldati, soprattuto per via delle temperature polari, e per l’elevatissimo numero dei morti. Eppure, sebbene per tutta la durata della guerra (agosto 1941-febbraio 1943) i disagi fossero stati enormi, il primo periodo, quello legato, cioè, alla presenza del C.S.I.R., – il Corpo di Spedizione Italiano in Russia – composto da circa 60.000 uomini, può essere considerato positivo per l’eccellente condotta delle nostre unità. Il C.S.I.R., sagacemente guidato dal generale Giovanni Messe, era composto da 58.000 uomini di truppa, 2.900 ufficiali, 5.500 automezzi, 4.600 quadrupedi, 51 apparecchi da caccia, 22 da ricognizione e 10 da trasporto. le maggiori difficoltà vennero proprio dalla carenza di automezzi per il trasporto delle truppe. Solo una delle tre divisioni (Pasubio, Torino, Celere) era completamente autosufficiente, la Pasubio, mente le altre dovettero “arrangiarsi” alla meglio. La Celere era in parte motorizzata (bersaglieri motociclisti) ed in parte a cavallo (reggimenti Savoia cavalleria e Lancieri di Novara), mentre la Torino dovette affrontare tutti gli spostamenti in terra di Russia percorrendo ben 1.400 chilometri a piedi. Questa grave carenza, nom permise quasi al generale Messe, se non in fase avanzata della guerra, di disporre di tuttele sue unità al completo. Nonostante la crisi logistica, la rigidezza del clima invernale, che raggiunse punte di 50° sotto zero, e la quasi totale mancanza di collaborazione da parte dei Tedeschi che, occupandosi della rete ferroviaria e quindi dei trasporti, dovevano garantire continui rifornimenti alle nostre unità gli uomini del C.S.I.R. si distinsero durante il periodo del loro impiego, ottenendo preziosi successi lungo tutto il fronte meridionale attraverso i fiumi Bug, Dnjeper, Donetz, conquistando importanti centri come PetriKovka, Pavlograd, Gorlovka, Rykovo, Stalino. Piùvolte il C.S.i.R. ricevette gli elogi dei comandanti tedeschi con i quali le nostre unità, inserite nel Gruppo Armate Sud del maresciallo Von Rundstedt, avevano combattuto.
Nonostante i successi, già prima della pausa invernale delle operazioni, il generale Messe cercò di convincere il Comando Supremo a Roma che la carica offensiva delle sue unità si era praticamente esaurita. I disagi del clima, la spossatezza dei suoi uomini che continuavano a combattere ininterrottamente da mese, la carenza dei supporti logistici, il rafforzarsi del nemico che impegnava nella lotta un numero sempre crescente di uomini, armamenti e mezzi, la crisi profonda del nostro più potente alleato, suggerivano il ritiro delle nostre unità. Sordo a tutto ciò, il Capo del Governo, aveva deciso, invece, d’incrementare il numero di uomini in territorio russo portandolo ad oltre 200.000 uomini e di trasformare, di conseguenza, il Corpo di Spedizione in una vera e propria Armata. sarò questa sciagurata decisione a portare i nostri soldati verso la tragedia.
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